Alimentazione sostenibile
Sostenibilità

Sprechi alimentari. Aria di rivoluzione?

I numeri presentati da un recente studio condotto dalla FAO, lasciano senza parole.
Un terzo del cibo prodotto a livello mondiale viene letteralmente buttato nella spazzatura, per un volume pari a 1,3 miliardi di tonnellate.

In questo assurdo scenario i principali attori sono i paesi industrializzati, responsabili di uno spreco alimentare equivalente ai beni prodotti dall’intera Africa.

L’allarme è preoccupante ma non è un problema di questo millennio.
Soprattutto a partire dal secondo dopoguerra, sono stati innumerevoli gli allerta lanciati dalle organizzazioni umanitarie, ma soltanto negli ultimi anni ha raggiunto l’attenzione delle masse.
Se facciamo due conti, ad oggi ci sono voluti circa 70 anni di movimenti, campagne e un’importante crisi economica globale, per obbligarci ad aprire gli occhi e farci pensare a soluzioni più sostenibili.

Qualcosa si muove.

Nell’epoca degli “star-chef” e della marea di reality gastronomici, non potevano essere che loro a dare il buon esempio… i grandi chef stellati.
Bottura, forse il più commentato e condiviso, ha fatto da apripista a livello internazionale con la sua iniziativa tenutasi durante l’Expo 2015.
In un momento in cui le persone facevano file di ore e spendevano cifre considerevoli per sedersi ai “salotti” dell’esposizione universale, Bottura ed altri grandi cuochi mondiali, recuperavano intelligentemente il cibo avanzato dagli stessi ristoranti, per servirlo ai più bisognosi nel “suo” Refettorio Ambrosiano.

Tecnologia green.

A dar man forte agli addetti ai lavori stanno arrivando anche le app.
La più conosciuta nel settore è Winnow, che aiuta i ristoratori a capire cosa si sta buttando e il valore economico di tale spreco.
Un’altra è Olio, la quale si preoccupa di mettere in contatto persone con eccessi di alimenti da condividere, favorendo così lo scambio alimentare e creare un network di persone sensibili alla causa.

Ed infine arrivano i governi.

È dell’anno scorso una legge italiana che favorisce la donazione di prodotti invenduti o con “difetti estetici”.
Per alcuni è solo un mezzo passo, poiché non esistono sanzioni per coloro che trasgrediscono, per altri è un buon inizio, poiché ad oggi non c’era nessuna tutela riconosciuta dallo stato.
I cugini francesi come sappiamo non scherzano affatto, ed è in vigore una legge che punisce severamente quei proprietari dei supermercati sorpresi a macerare resti di cibo riutilizzabili… per loro sono previste maxi multe e fino a due anni di carcere.

La strada sembra essere quella giusta.

Oggi non sono solo i ristoranti, i supermercati, importanti catene di hotel, ma persino la moda si sta avventurando nel riutilizzo di alcuni tipi di resti alimentari… creando nuovi materiali.
Chi avrebbe mai immaginato che si potesse produrre una specie di cuoio dalle foglie di ananas?

Che la rivoluzione abbia inizio!

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