Sei mesi di Donald Trump e tante incertezze; anche nel mondo dell’agroalimentare si sente l’instabilità creata dall’ultimo presidente USA.
Il crescente deficit commerciale degli Stati Uniti sta preoccupando non poco la Casa Bianca, cosicché il Dipartimento del Commercio Americano ha deciso di mettere sotto inchiesta i prodotti a marchio Dop e Igp.
L’Unione Europea attribuisce i marchi Dop e Igp a quei prodotti che, in base alla loro territorialità e caratteristiche, meritano speciali attenzioni e tutele al fine di proteggerli.
Questi marchi, che in base al paese di origine indicano differenti sigle, suscitano grande interesse in Europa come negli altri mercati, e ovviamente generano grandi profitti.
Le Indicazioni Geografiche sono molto importanti per l’economia europea ed ancor di più per la nostra, in quanto responsabili, del 21% di tutte le esportazioni italiane del comparto agroalimentare.
L’Italia è ad oggi il primo paese al mondo per numero di prodotti tradizionali censiti (quasi 5.000) e specialità recanti i marchi in questione (circa 300).
Nei confronti degli USA il nostro paese è, soprattutto nel settore dei formaggi, il primo fornitore degli americani, con numeri in costante crescita (Parmigiano Reggiano +6%, Grana Padano +8%).
A fronte di questi numeri il governo americano minaccia di rivedere gli accordi commerciali intrapresi con l’UE, poiché a loro detta le nostre eccellenze rappresentano un pericolo per la loro economia nazionale.
La differenza tra i volumi di import-export sull’asse America-UE è davvero notevole… in soldoni quello che attualmente esportiamo è nettamente superiore a quanto importiamo.
Ad oggi non sono state intraprese misure restrittive da parte del governo degli USA se non a chiacchiere, ma non è da escludere che si verifichino chiusure.
In tal caso, tutte quelle aziende agroalimentari che puntano fortemente sull’italian sounding (leggi il nostro articolo) avrebbero campo libero, e il mercato interno sarebbe invaso dai loro prodotti richiamanti all’Italia, come Fontiago e Parmesan, e non ci sarebbe più molto spazio per i prodotti nostrani, sebbene di qualità incomparabile.
Non credo che esista una volontà di andare contro l’appello “compra americano”, ma piuttosto che ci sia un’incompatibilità tra domanda ed offerta filtrate dalle regolamentazioni UE, e ancor di più un insieme delle politiche agroalimentari non del tutto azzeccate, e “solo” questo genera risultati al di sotto delle loro aspettative.
Quello che mi auguro, o forse potrei dire che ci auguriamo, è ovvio.
Speriamo che chi legifera abbia sempre chiaro il livello di qualità e sicurezza dei nostri prodotti, affinché non dovremo mai rimetterci in salute e piaceri della buona tavola.
Il nostro è un paese complicato, è vero, ma ricco di eccellenze gastronomiche e merita di essere difeso, senza farsi intimorire da paesi più economicamente forti di noi.