Mangiar bene mangiar sano
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Mangiar bene, mangiar buono

Siete contenti di quello che mangiate?

Se compro una camicia, la provo, guardo se mi piace, verifico la taglia, la indosso. E l’acquisto, se reputo il costo coerente. So già che se spendo poco il tessuto non sarà eccellente e al secondo lavaggio nasceranno i primi difetti, senza contare la provenienza di quel tessuto, del colore utilizzato e della manodopera sfruttata. Però sono conscio delle possibilità che mi sono offerte. Se la camicia è ben realizzata, il tessuto è buono e dura fino alla stagione successiva, invece, torno in quel negozio. Stessa cosa se acquisto un elettrodomestico; in più mi aspetto che funzioni per lungo tempo, e se si guasta, lo riporto indietro pretendendo che venga aggiustato.

E per il cibo?

Perché non mettiamo la stessa attenzione quando scegliamo il cibo? O meglio, perché se un’albicocca è solo acqua insapore non la riportiamo al venditore? Perché ci accontentiamo di una bistecca che durante la cottura rilascia tanta acqua che la padella arriva a sembrare una piscina olimpionica? Anzi, la settimana successiva siamo di nuovo presso quell’esercizio commerciale a fare la spesa!!!!

In fin dei conti, il cibo è uno dei nostri massimi appagamenti; tutti i giorni dobbiamo mangiare, giusto?

L’impressione è che ci sia una sorta di assopimento collettivo. Forse perché si pensa che la cucina buona sia il risultato di una lavorazione, come ci insegnano gli chef.

Oppure, più semplicemente, non troviamo coerenza tra l’impegno profuso per trovare le materie prime e l’appagamento che ne deriva nel loro consumo.

Ma in questo modo non si gode mai!!!!

In realtà le opportunità esistono, e sono tante; bisogna trovarle e aiutarle a svilupparsi.

Suggerimento

È per questo che vi suggerisco di porre la vostra attenzione ai prodotti eccellenti e tradizionali del territorio in cui vivete. Possiamo così tutti insieme dare sostegno alle piccole aziende che scelgono la biodiversità, che lavorano in biologico o con metodo naturale. La raccolta a mano in vigna, per esempio può sembrare anacronistico, ma permette di selezionare quali grappoli andranno a formare il vino, senza la necessità di intervenire in cantina con aggiunta di edulcoranti che standardizzano verso il basso il sapore del vino. Oppure cerchiamo farine e prodotti realizzati con cereali antichi, con minor percentuale di glutine, causa oggi di molte intolleranze.