“L’uva capisci che è pronta per essere colta quando l’assaggi. Senti il sapore. Poi guardi i vinaccioli se sono verdi o marroni. Devono essere marroni. Poi mastichi pure loro. Sono amari, ma se l’uva è matura il vinacciolo è meno amaro.” Perchè è così che si fa, ancora, ed il metodo migliore è quello di che si basa sull’esperienza di una vita.
Le analisi arrivano solo dopo. Precise, accurate, e filtrate dalla percezione iniziale.
Continua Vanni:
“I grandi produttori pigiano tutto il grappolo, mentre io, sai, non ho tanta uva, prendo gli acini in cima al grappolo, alcuni acini da un lato esposto a est e dall’altra parte esposta a ovest, faccio le analisi e vedo se è pronta.”
La sua vigna è degli anni ‘20, una rarità ormai in un mondo di automazione e modernità.
“Pensa che la volevano tirar via questa vigna, ma io sono quasi impazzito, mio papà se la ricorda ancora da quando lui aveva circa 10 anni…”.
Oggi, le vigne dopo non molti anni sono da cambiare, perché producono meno. Questo è quello che dice la nuova politica agricola, ma la vigna antica, anche se produce meno, ha un grappolo più equilibrato e la vite soffre meno le condizioni climatiche estreme perché ha radici più forti.
“Per forza i vini con le nuove piante vanno poi corretti in cantina.” dice Vanni.
E noi ci crediamo, ci crediamo perchè è questo che cerchiamo nei nostri produttori: l’amore per il territorio, per i prodotti e per ciò che non è necessariamente più facile, ma sicuramente più genuino.
I terreni e le vigne di questa azienda agricola, situata nelle prime colline dell’Appennino Reggiano, si tramandano di padre in figlio, e la produzione vinicola, inizialmente veniva consumata interamente dalla numerosa famiglia.
Dal 1980, il vino è venduto in damigiana a pochi vicini e residenti del paese. E nel 2003 arriva la certificazione “bio”, anche se già lungamente praticata.