“Amore, cosa ti va di mangiare a cena?
Che faccio… scaldo la pasta di oggi o metto su due larve tostate?”
Tranquilli, non ho esagerato col lambrusco… questa scena classica del “cosa mangiamo stasera” non sarà affatto strana tra qualche decina d’anni.
Ricordate che nel post di qualche mese fa (vai al post) dicevamo che conviene godersi le nostrane prelibatezze prima che sia troppo tardi?
L’uscita di ieri del film “Bugs” (guarda il trailer) mi ha riacceso la curiosità, e sono andato a vedere a che punto siamo in tutta questa “strana” storia.
Quello che ho visto è che le cose stanno andando avanti, ci sono già diversi imprenditori che stanno progettando gli “allevamenti” del futuro, così come la legislazione italiana sta facendo i conti con le nuove pietanze che, volente o nolente, dovremo imparare ad apprezzare.
L’anno di riferimento è un numero tondo: 2050.
Per questa data i nove miliardi di persone sulla Terra riusciranno a sfamarsi, chi più e chi meno, soltanto con l’integrazione dei nostri amichetti a 6, 8… 1000 zampe, nei piatti di tutti i giorni.
Uno sguardo d’insieme
In questo momento la legislazione italiana non ha ancora concesso l’allevamento e la commercializzazione di insetti ai fini alimentari, al contrario di paesi come l’Olanda, dove si trova l’azienda leader d’Europa, la Kreca.
Tra le aziende italiane ve ne sono alcune che per poter investire nel settore sono dovute emigrare, mentre altre si stanno preparando, alcune situate proprio nel nostro territorio.
Gli insetti stanno entrando nei menù di importanti ristoranti in giro per il mondo e siti specifici (anche in italiano) nascono ogni giorno come funghi (ah, se fossero porcini!).
Ricettari di tutti i tipi, da quelli mal scritti e poco chiari, a veri e propri libri con guide passo a passo con tanto di immagini esplicative.
Esistono già aziende che producono pasta e snack ricavati con un mix di grano e farina di grilli, che si stanno presentando con grande successo nelle fiere gastronomiche italiane.
L’ingresso nel mercato
I pionieri del “novel food” stanno cercando di prevedere come il mercato accoglierà l’ingresso dei vari animaletti nelle nostre cucine, in versione commestibile e non da intruso.
“Sicuramente all’inizio ci sarà molta curiosità intorno ad essi, e saranno in molti che alla fine cederanno all’inconsueto boccone” dice un ricercatore universitario.
Ok, ma dopo cos’accadrà?
Dovremo abituarci a ceste piene di grilli e locuste accanto a quelle della frutta secca?
Oppure li vedremo in confezioni griffate e dai colori evocanti esperienze di lusso impagabile come quelle del caviale?
Se il fatto di mangiare animaletti striscianti o saltellanti vi rivolta lo stomaco, pensate che in fondo non sarà tanto diverso da quello che accade oggi.
Nell’industria alimentare, infatti, è ammessa la presenza di un consistente numero di frammenti di insetti ogni 100 grammi, e non ce ne siamo mai accorti.
Sicuramente ci vorrà del tempo, e non sarà la sola curiosità che farà cambiare abitudini e credenze radicate, trasmesse da generazioni.
Speriamo solo di abituarci per nostro volere piuttosto che per effettiva necessità nutritiva.
Chissà che non impariamo a guardare quelle orribili blatte con altri occhi!